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… autre arrabalesque: « Dis-moi, cher arbre, pourquoi toi qui as tant de branches accueilles-tu si bien le « desterrado » dans tes bras?  (Dime, querido árbol ¿por qué tù, que tantas ramas tienes, acoges tan bien al desterrado entre  tus brazos?)

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… Nota in defensa de Fernando Arrabal

by Francesco Forlani

on Monday, May 14, 2012…

« …oggi, al Salone del Libro
…per affrontare questioni più generali…  la Spagna d’oggi, la Spagna di ieri, la crisi, la tristezza… così Ricardo Menèndez Salmon ci dice, a un certo punto, che la Spagna è oggi un paese triste. Lui ha l’aria allegra e in più d’uno ci prende un moto di non accettazione. Non siamo indignados, però. E allora davvero curioso di sapere cosa lo scrittore pensasse di una cosa che avevo scoperto al mattino, gli chiedo di sta cosa.

Sta cosa è che vagando per la piazza di Spagna così si chiama lo spazio dedicato a uno dei due paesi ospiti del salone, lungo la curvilinea libreria del grande stand, ho notato che mancava una voce. Nel grande dizionario della letteratura ti accorgi da subito se manca una voce come quando alle superiori nel fare una versione, prima ancora di aprire il dizionario bastava notare la pagina strappata di sguincio per prevedere che la parola in questione fosse proprio su quella. Per sicurezza ho chiesto a un addetto, ma gli addetti si sa che non dicono più di quanto non si veda, e un’altra persona, più responsabile mi ha confermato l’assenza. Tra tutte le voci mancava, e di certo non la sola, quella di Fernando Arrabal. Que pasa? Nada de nada, mi dice, di Arrabal. Pas d’Arrabal, come un passo di danza. Così chiedo allo scrittore spagnolo di cui Alessandra ha appena finito di leggere una pagina, cosa ne pensa di Fernando Arrabal. Lui fa una smorfia come di stizza, manco gli avessi chiesto dei mondiali di calcio di Spagna e poi testualmente dice:

 » Fernando Arrabal non è uno scrittore spagnolo. Ha vissuto tutta la vita in Francia e si è imbevuto di quella cultura. Da noi si sa poco di lui, e l’immagine il fotogramma che galleggia da noi (qui vale la licenza poetica) rimasto impresso nell’immaginario collettivo degli spagnoli è di una trasmissione televisiva in cui era ubriaco ». Rimango senza parole. la ragazza con il microfono gelato di sala mi sorride, vorrebbe porgermelo per una replica ma le faccio segno di no. Tengo a mente ancor prima di averlo appreso, l’insegnamento di un mio carissimo amico torinese sul cosa fare in questi casi. Il suo papà gli diceva infatti che in casi come quelli perfino il silenzio si dimostrava insufficiente a stabilire un ordine nel disordine della mediocrità.

Certo ci stava un beau geste alla Michele Mari che schiaffeggiò un noto critico che aveva pisciato fuori dal vaso, o un pamphlet seduta stante sulla falsa riga di quello bellissimo di Pasquale Panella rivolto a Gianni Boncompagni. Gianni Boncompagni che poco dopo la morte di Lucio Battisti aveva detto:  » Dio li fa e poi li accoppa”. E Pasquale Panella, ultimo collaboratore ai testi di Battisti, gli aveva risposto :«Permettetemi di essere il teppista che sono (…) Vieni fuori, che facciamo un po’ di letteratura con le mani… Ballerinette cionche dei miei coglioni che non siete altro… State mettendo un popolo di spettatori sotto le spiritosaggini dei vostri livori». Una cosa così.

Invece rimanevo in silenzio basito, pensando a Fernando Arrabal, al panico, patafisico, straordinario autore di opere memorabili. Letterarie, di narrativa e poesia,  teatrali, cinematografiche, Su wikipedia è scritto:

 » l’unico ad aver collaborato con tutte quelle che sono le tre icone dell’arte contemporanea: André Breton per il Surrealismo; Tristan Tzara per il Dadaismo e Andy Warhol per la Pop art.

« L’opera completa del suo teatro, edita nelle principali lingue, è stata pubblicata in due volumi di più di duemila pagine nella collezione Clásicos Castellanos (Classici Spagnoli) della casa editrice Espasa nel 1997 e aggiornata nel 2009. »

« Ancora vigente la dittatura franchista, nel 1967 Arrabal fu portato in giudizio e condannato alla detenzione, nonostante le proteste e le dimostrazioni di solidarietà della maggior parte degli scrittori dell’epoca, da François Mauriac a Arthur Miller, a cui si aggiunse l’esortazione del drammaturgo irlandese Samuel Beckett, che dichiarò: «Se una colpa c’è, che venga giudicata alla luce del grande merito di ieri e della grande promessa di domani e venga quindi perdonata».
Voce che si conclude così:
La morte del Generale Franco ha finalmente permesso di riconoscere l’importanza dell’opera di Arrabal anche nel suo Paese natale. Alcune pièce hanno goduto di un’accoglienza costante negli anni, come per esempio Carta de amor con María Jesús Valdés portata in scena nel Teatro Nacional »

Io di Fernando ho un’opera dedicata, La pierre de la folie » e quando vado a Parigi mi capita di andare da lui ad incontrare altri spiriti liberi. Ho pubblicato e in alcuni casi tradotto alcune cose sue per nazione Indiana, la rivista Sud, e recentemente insieme a Riccardo De Gennaro  un suo omaggio a Jarry su « Il reportage ».

Il tipo, sì lo scrittore ha detto che Fernando Arrabal non è uno scrittore spagnolo.
E così, di getto, facendomi prestare una penna da Ornella e il foglio da Alessandra ho scritto questo:

TAMBIEN (por Fernando Arrabal)

Beckett non è Irlandese
Nabokov non è Russo
Ionesco non è Rumeno
e Cioran tambien

Kristof non è Ungherese
Savinio non è Italiano
Kafka non è Ceco
e Kundera tambien

Picasso non è Spagnolo
e Buñuel tambien

ma poi chi cazzo è
dice il mio amico Enrico
Ricardo Menéndez Salmón
di lui sappiamo solo che è spagnolo

… »