Teatro Comunale de Siena

maggio di 2016

“Sotto le stelle niente muore”

Monologo di Fernando Arrabal

interpretato da Mila Moretti.

Regia di Sergio Aguirre.

Traduzione italiana di Andrea Campus.

en français: « Rien ne meurt sous les étoiles » ou

« L’adieu aux dinosaures »  (Au crayon qui tue, éditeur)

de Fernando Arrabal

Un incontro artistico che si rinnova, quello fra Fernando Arrabal e Mila Moretti, eletta musa e attrice per l’Italia dallo stesso Arrabal: <Un’attrice sublime, Mila Moretti è una lava incandescente> si legge nell’intervista pubblicata dal quotidiano La Repubblica all’indomani della Prima nazionale. Mila Moretti ha conosciuto Arrabal qualche anno fa; successivamente ha portato in scena “Carta de Amor”. Arrabal, presente in sala, ne ha apprezzato l’interpretazione al punto da voler scrivere un monologo tutto per lei. Nasce così “Sotto le stelle niente muore”, che racconta, alla maniera di Arrabal, la leggendaria storia d’amore fra Salvador Dalì e Gala Gradiva, sua musa ispiratrice e compagna. Dal monologo teatrale, opera struggente e stralunata, affiora un mondo fantastico “come un film di Meliès”. Ma lo spettacolo è anche un attacco fontale alla civiltà dei consumi e al buon gusto borghese. Una parabola surreale che mischia e confonde tragedia e farsa. Il protagonista maschile in scena non c’è, sparato su Marte all’apertura del sipario, ma vive nelle continue evocazioni della sua donna. Attorno a lei, un mondo in miniatura fatto di cose e documenti, e alle spalle i dettagli ingranditi nelle immagini proiettate. La scrivania ingombra di oggetti diventa il teatro della vita, e la storia si dipana attraverso la manipolazione delle cose e delle parole.

“Di lui si diceva che era un genio. Ostracizzato, condannato dalla società giurassica, esiliato all’interno del suo stesso Paese fatto di dinosauri, un mondo perfettamente evoluto in cui Lui non ha mai avuto nessuna cittadinanza. Ma Lui non c’è più, un razzo lo ha sparato sul pianeta Marte. Partito per sempre. Sarà Lei, l’amata, a narrare l’elegia, il lungo discorso funebre che Lui non aveva mai saputo suggerirle, in così tanti anni d’amore, di castità e di esilio. E’ Lei a ricordarci la voce di Lui, le movenze di Lui, la poesia di Lui, le lettere che Lui le scriveva. Lei che lo raggiungerà presto, lasciandoci, senza alcuna accusa ma senza alcun rimpianto, immersi nel pantano delle nostre poltrone »

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Se, come dice Arrabal, “l’immaginazione è l’arte di combinare ricordi”, è evidente che egli stesso sia uso a praticarla con sommo gaudio e manifesta abilità, fino ad insufflare nella protagonista di “Sotto le stelle niente muore” tutta la gamma dei sentimenti concatenati all’eterno e danzante gioco della memoria. Mila Moretti, “la sublime”, come la definisce il drammaturgo spagnolo, dona voce, cuore, carne, gorgheggi, sussurri e pathos al testo appositamente cucito sulla sua pelle, fino a sublimarne il senso epico.

<Interpretare Arrabal, – commenta Mila Moretti – uno degli autori più importanti del XX secolo, le cui opere teatrali sono tra le più rappresentate al mondo, è per me motivo di grande emozione e profonda soddisfazione. Il suo essere stato presente in teatro più di una volta ai miei spettacoli rappresenta un evento di grande prestigio culturale, non solo per la mia persona e per il laboratorio teatrale Teatro2, che ho fondato e dirigo a Siena dal 1994, ma per tutta la comunità artistica>.

Pittore, scrittore, drammaturgo, cineasta, giocatore di scacchi, il “piccolo spagnolo barbuto” Fernando Arrabal è creatura ribelle e creatore furioso: un anticonformista poetico e provocatore che fa drizzare i cappelli in testa all’ordine costituito. Per lui il teatro è cerimonia sacra e sacrilega che gli permette di regolare i conti con la vita. I suoi lavori non sono mai scontati, formali o di maniera. Arrabal prende le distanze dalla « buona società », ma la scolpisce affidando alla scena la rappresentazione di rituali comuni, convenzioni, fobie. Erotismo, incesto, omosessualità, intolleranza, famiglia, patria e religione: tutto viene osservato con la lente di chi guarda la realtà scardinandola e travalicandola. Surreale sì, ma anche comico e tragico, drammatico e buffonesco, ironico sempre, Arrabal produce il proprio « Teatro panico », che confonde eppure svela. Per il suo lavoro, e anche per la curiosità insaziabile che gli appartiene, Arrabal gira il mondo: non solo Parigi e Madrid, ma anche Londra, New York, Tokyo e tanta Italia – Genova, la Toscana, Roma, Torino (dove tornerà il 7 dicembre, nella manifestazione che prevede la messa in scena di “Sotto le stelle niente  muore”, la proiezione del film con Mariangela Melato e uno stage tenuto da Mila Moretti).

Proprio in uno di questi spostamenti Arrabal si è trovato ad assistere alla messa in scena del suo “Carta de Amor”, interpretato da Mila Moretti. E’ nato così “Sotto le stelle niente muore”, il testo che Arrabal ha pensato e cucito addosso all’attrice, con la quale da tempo intrattiene una costante  corrispondenza telematica, fatta di scambio di materiali e di opinioni. D’altra parte il mezzo gli è congeniale: <Credo – ha dichiarato Arrabal in un’intervista – di essere stato il primo in Europa a leggere un romanzo sul video. Internet è molto vicino alla filosofia socratica, perché permette un dialogo costante e spontaneo. Ci sono poeti con cui mi collego tutti i giorni e vivono in diverse nazioni del mondo. Con le lettere sarebbe molto più lento e formale. Il mio sito è arrabal.org, come orgasmo, orgia, organo.

Di seguito il testo della lettera inviata a Mila Moretti in occasione della rappresentazione romana:

Lettera di Fernando Arrabal alla sublime attrice italiana Mila Moretti.
Tu hai la mia autorizzazione plenipotenziaria e anche la mia benedizione patafisica per il Teatro dell’Orologio io firmo e sottoscrivo con il mio sangue, sperma, sudore e lacrime, cara Mila e ammirata Moretti”.

Sotto le stelle niente muore è un monologo intenso, che riporta ad un teatro spinto verso le estreme tematiche del realismo e dell’assurdità dell’esistenza. Arrabal abbandona ogni linearità narrativa, innescando continui cortocircuiti nelle relazioni umane. Il testo inedito racconta, alla maniera di Arrabal, la leggendaria storia d’amore fra Salvador Dalì e Gala Gradiva, sua musa ispiratrice e compagna; ma allo stesso tempo è un attacco frontale alla civiltà dei consumi e al buon gusto borghese. Una parabola surreale che mischia e confonde tragedia e farsa. Il protagonista maschile in scena non c’è, sparato su Marte all’apertura del sipario, ma vive nelle continue evocazioni della sua donna. Attorno a lei, un mondo in miniatura fatto di suppellettili, documenti, ninnoli, bambole, quadri, cappelli, giocattoli e souvenir dell’anima, ingigantiti nel dettaglio delle immagini proiettate sullo schermo alle spalle dell’attrice. La scrivania ingombra di oggetti diventa teatro della vita, dove la storia si dipana attraverso la manipolazione delle cose e delle parole.